La vita è troppo breve per leggere libri che non ti piacciono. Così, non che ne vada fiera, ogni tanto capita che inizio a leggere romanzi che poi rimangono con un segnalibro a pagina X, in attesa di giorni migliori. A te non succede mai?
I dolori del giovane Werther era uno di questi. Comprato nel lontano 2001 per volere della professoressa di letteratura delle scuole medie. Vuoi che avevo solo 12 anni, vuoi che fosse per un altro motivo, da alunna indisciplinata quale sono sempre stata, non l’ho mai finito. Fino a che, incappata in una lista di libri da leggere prima dei 30 anni, ho deciso di riprendere in mano il caro vecchio Goethe e dargli una seconda possibilità.
Mai scelta fu più tragica (e mai affermazione fu più tragicamente esagerata di questa): evidentemente non ho la giusta sensibilità per questo tipo di romanzo, che sicuramente riflette il momento storico in cui è stato scritto. Lo Sturm und Drang, l’esaltazione del sublime e l’avvento del Romanticismo si fondono nel carattere del protagonista che, in modo irrazionale, idealizza l’Amore e lo individua nella persona di Lotte, una ragazza conosciuta a un ballo, ma già impegnata. Da lì in poi il romanzo, per me, è stato piuttosto noioso. Da una parte scongiuravo Werther di ripigliarsi, dall’altra non vedevo l’ora che finalmente prendesse quella pistola, la facesse finita e mi lasciasse libera di leggere altro.
Se Goethe non empatizza con Werther nè col suo modo di agire (infatti l’autore si discosta palesemente dal suo protagonista, non esalta il suo gesto, ma lo condanna), figuriamoci se lo faccio io, con la mia esperienza di vita sulle spalle. Soffrire per amore, a chi non è mai capitato? Lasciare che questo interrompa la vita e il suo normale scorrere, mai! Con tutta la fatica che ci vuole a rimettersi in piedi, con tutte le spallate che prendi, i ruzzoloni che fai, i lividi che ti ricoprono. Ci possono volere mesi, questo sì, ma la volontà di uscirne deve esserci. Indugiare nel dolore, allungare la pena o rifugiarsi altrove non è un’opzione.
Insomma, io non te lo consiglio questo libro. Però, ti propongo una visione opposta alla mia e ti lascio con una frase che ho trovato molto vera e significativa. Una delle poche che non ha a che fare con l’amore:
[…] forse nel mondo i malintesi e l’indolenza creano più dissapori che l’astuzia e la malvagità.