È stato un anno duro, di perdite, di limitazione dei danni, di riconquiste faticose, di grandi dolori, piccole gioie, di riscoperte, di nuove esperienze, di stupori, di fastidi, di incazzature cosmiche.
Di rospi acciuffati nel mezzo delle notti estive, di ricci tenuti nel palmo della mano nonostante gli aghi pungenti, di meduse prese in faccia e sul collo con tanto di segni ancora visibili dopo 5 mesi.
Un anno di compromessi, anche con me stessa, di urla che non mi sono uscite, di spiegazioni che non ho avuto modo di darti (nè hai richiesto, nè che ti devo, a ben pensarci), di incontri fatali e, a modo suo, di bellezza.
Il 2015 non potrò dimenticarlo mai, Alzheimer permettendo. Ad oggi, probabilmente l’anno più brutto della mia vita. Ma come dice la mia cara carissima Tori Amos: “Still, a pretty good year“.
Ci vediamo nel 2016!