! [Contiene riflessioni portatrici di spoiler] !
Prendi un libro che ti alterna due storie per tutta la sua durata, due storie che neanche sembrano parlarsi, ma che sono il frutto di uno stesso evento e avrai “W o il ricordo d’infanzia” di George Perec.
Un libro difficile che non ho subito apprezzato, ma che sicuramente non dimenticherò, dove a essere indissolubilmente legati sono un racconto autobiografico (o presunto tale), che personalmente non mi ha coinvolta molto, e un racconto di fiction (o presunta tale) estremamente esasperante.
Esasperazione è la parola giusta per descrivere ciò che ho provato davanti alle pagine di numeri e regole stupide che governano l’immaginaria isola di W. Per diverse pagine mi sono chiesta: “Ma dove vuoi andare a parare, Perec?”. E poi quando non ne potevo più, ho capito.
La perversione, la violenza, il sadismo, l’assurdità… c’è solo una cosa a questo mondo che può evocarmi tutte quelle parole assieme e sono i campi di concentramento.
W è un’isola il cui ordine si regge su un “gioco” con regole tanto folli quanto rigide, dove chiedersi perché quello che accade stia accandendo non fa che peggiorare la situazione del singolo individuo. W è un universo inumano dove nessuno dei partecipanti al “gioco” ha mai la certezza di sopravvivere perché è tutto nelle mani di chi, brutale e cieco, tiene le redini del gioco. Rimanda al racconto distopico, ma è una Storia che è successa davvero ad Auschwitz e in tutti gli altri campi di sterminio nazisti.
La frase che mi è rimasta più impressa del libro è quella che mi ha dato un’ulteriore chiave di volta per capire il messaggio di Perec e soprattutto il vero legame tra il racconto biografico e il racconto di ciò che accade su W:
Scrivo: scrivo perché abbiamo vissuto insieme, perché sono stato uno di loro, ombra tra le loro ombre, corpo vicino ai loro corpi; scrivo perché hanno lasciato in me un’impronta indelebile e la scrittura ne è la traccia: il loro ricordo muore nella scrittura; la scrittura è il ricordo della loro morte e l’affermazione della mia vita.
“W o il ricordo d’infanzia” è da leggere con tanta attenzione. Per me che leggo sempre prima di andare a dormire, non è stato semplice capire questo libro così complesso e, in fondo, così duro. Tanto che, certi stralci, a libro finito, sono andata a ripescarli per rileggerli. E riflettendoci su più e più volte, ho avuto quelle intuizioni che mi hanno permesso di apprezzarlo.
Quindi è questo il consiglio che ti do: leggilo alla luce del sole e non demoralizzarti se non lo capisci subito. Ha bisogno di tempo per arrivare alla coscienza, scuoterla e farsi assimilare.
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