Una domanda esistenziale

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Capitano quei giorni in cui ti senti più sensibile del solito.
Che so, magari ti girano senza particolare motivo, sei nervoso o semplicemente fai più caso a quello che succede intorno a te. Sono giorni in cui è naturale cominciare a porti delle domande e a darti delle risposte, magari.

Così capita di ragionare che ciò che per te è normale, anzi, scontato per gli altri non lo è. Ciò che per te è un banale atto di convivenza civile, per gli altri potrebbe non esserlo. Ciò che tu fai per agevolare l’altrui vita, magari per gli altri è solo una puntigliosa perdita di tempo. Secondi preziosi che non vanno sprecati in una così inutile azione.

Io però continuo a chiedermi: è così difficile, quando finisce la carta igienica in bagno, mettere uno stramaledetto rotolo nuovo nel suo bel portarotolo, invece che lasciarlo in bilico sul bordo di un bidet probabilmente pulito per l’ultima volta nel 1986?

toilet-roll

4 comments on “Una domanda esistenziale”

    1. No no, parliamone invece! Il fare finta di niente è ciò che permette il reiterarsi di questi comportamenti. Perché non è solo la carta igienica; è anche il non spegnere le luci quando non si è in stanza, il non buttare il bicchierino del caffè lasciandolo per giorni sul tavolo della sala riunioni, il non chiudere la porta d’ingresso. Mi chiedo, a casa che bolletta della luce ti arriva? Hai la pietra invece della porta? Possiamo girare una puntata di “Sepolti in casa”?
      Non capisco perché in ufficio ci si debba comportare diversamente da quanto si fa a casa propria. Proprio non ci arrivo…

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      1. In primo luogo bisognerebbe essere sicuri che a casa loro si comportano diversamente…dopodichè almeno qui al “sud” anche per gli uffici vige il popolarissimo detto “quello che non è mio è di nessuno” da ciò deriva anche il mio quotidiano, andando via di pomeriggio, spegnere le luci in ogni singola stanza “abbandonata” dai miei colleghi…

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