Qualche mese fa ho partecipato a un’iniziativa di bookcrossing. A grandi linee, funzionava così: tramite il passaparola, tu inviavi un libro all’amico di un amico in forma anonima e a te potevano arrivarne fino a 36. “Espiazione” di Ian McEwan è uno dei libri che mi è arrivato e, se solo sapessi chi me l’ha mandato, lo ringrazierei veramente di cuore.
Espiazione è un romanzo intenso che, perdonami il gioco di parole, mette in luce le ombre dell’animo umano e, proprio per questo, tra le altre cose, tratta di un tema universale come quello del bene e del male.
La prima parte del romanzo si svolge in Inghilterra. È il 1935, già si vocifera di guerra e l’atmosfera soffocante dell’estate contribuisce al presagio che qualcosa di terribile debba accadere. La protagonista, Briony Tallis, è una ragazzina molto ambiziosa il cui sogno è diventare una grande scrittrice. Sarà la sua fervida immaginazione a segnare il destino e le vite di sua sorella Cecilia e di Robbie, il figlio della loro domestica. Oltre che, naturalmente, la sua stessa. Briony non ha nemmeno 13 anni e il suo sguardo è acerbo e distorto dalla fame di storie, di scenari in cui farle vivere e di personaggi con cui popolarle. Incalzata da una serie di eventi, Briony non vuole più essere una bambina, ma ricerca disperatamente l’evento che farà di lei una donna. Non sa esattamente cosa stia succedendo intorno a lei, eppure con fare spavaldo finisce per accusare Robbie, in realtà amante della sorella, di essere un maniaco sessuale. Anche quando chiamata a confermare le sue accuse, benché nutra dei dubbi, non si scosterà mai dalla iniziale versione dei fatti raccontati.
Le conseguenze delle sue azioni la perseguiteranno per il resto della vita. Briony dovrà convivere ogni giorno con senso di colpa e rimorso, senza mai trovare davvero in modo per lenirli. Non basterà abbandonare l’idea di andare al college per diventare infermiera e curare i soldati durante la Seconda Guerra mondiale. Non basterà cercare il modo di ritrattare le sue deposizioni. Non basterà realizzare il sogno di diventare scrittrice.
McEwan è stato in grado di creare un ottimo intreccio e di alternare perfettamente la narrazione degli eventi all’approfondimento psicologico e degli stati d’animo dei personaggi. Il risultato è un romanzo che ti fa riflettere, che ti porta a chiederti quante volte hai dato per scontato che il tuo punto di vista corrispondesse alla verità assoluta, quante volte questo atteggiamento ti ha portato all’errore e quante volte hai magari anche solo sfiorato la possibilità di fare del male a qualcuno con la tua arroganza e supponenza.
Il colpo da maestro finale McEwan lo piazza così: l’errore di Briony, tanto ripugnante e grande da distruggere 3 vite diventa poca cosa se comparato all’errore che l’umanità ha compiuto con la Seconda Guerra mondiale. Eppure è facile vedere come la genesi dei due errori sia, se non addirittura la medesima, molto simile.
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