Tre uomini in barca

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Se ripenso a tutti i libri che ho letto sinora nella mia vita (397, stando a quanto dice la mia pagina su Anobii, anche se qualcuno manca sicuramente all’appello), nessuno è accomunabile a 3uomininbarca-cover“Tre uomini in barca (per non parlar del cane)” scritto da Jerome K. Jerome nel 1889.

A quasi 130 di distanza, questo romanzo umoristico, condito da interessanti digressioni storico-culturali, è estremamente attuale.
Ti puoi infatti scordare l’Ottocento del “voi”,
dei costumi voluminosi, delle storie d’amore struggenti; piuttosto, preparati a ridere di gusto degli aneddoti che l’autore ha saggiamente sparso qua e là per il libro e a riflettere sui fatti della vita. Aneddoti validissimi che potrebbero essere stati scritti anche ieri, riflessioni universali che riguardano l’umanità intera.

Il grande pregio di questo romanzo, secondo me, è la sapiente combinazione di tanti ingredienti in modo leggero e ironico che ha creato, in modo naturale, un piacevole contrasto fra humor e momenti di introspezione.

Avrai già capito che te lo consiglio; tra l’altro, rientra fra i classici della letteratura inglese e si sa che un classico ogni tanto bisogna spararselo. Non dovesse bastare (perché in effetti ho volutamente tralasciato di scrivere alcunché sulla trama, anche se già dal titolo si evince che ci sono 3 uomini e che fanno una gita in barca), ti lascio alla lettura di uno dei passi che ho preferito durante la lettura.

Per me si tratta di vera e propria saggezza, e non mi riferisco solo alla presente circostanza, ma al nostro viaggio in generale sul fiume della vita. Quanta, quanta gente nel corso di quel viaggio sovraccarica la barca in modo tale d correre il rischio di affondare con un bagaglio d’inutili cose che a loro sembrano essenziali a rendere il viaggio comodo e piacevole, e che altro non sono se non inutile zavorra.
Come straccaricano la povera navicella di bei vestiti e grandi case, di servi inutili […] e ancora, della zavorra più pesante e assurda! … della paura di ciò che penserà il vicino. […] È zavorra, amico… tutta zavorra! […]
Getta la zavorra, amico! Fa che la barca della tua vita sia leggera, carica soltanto di ciò che è indispensabile… una casetta ospitale, semplici gioie, due o tre amici degni di questo nome, qualcuno da amare e da cui essere riamato, un gatto, un cane, due o tre pipe, quel tanto che basta per sfamarti e vestirti e appena un po’ più del necessario per togliere la sete; perché la sete è una cosa pericolosa.
Allora la barca ti sembrerà più leggera e meno incline a rovesciarsi; e se anche si rovesciasse non sarà poi un gran guaio: le merci buone resistono all’acqua.

13 comments on “Tre uomini in barca”

  1. Io l’ho bocciato assolutamente: umorismo che non mi ha fatto ridere, senso del viaggio che non ho capito, compagnia che non ho apprezzato.

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    1. Com’è giusto che sia, ogni libro ha i suoi sostenitori e i suoi detrattori. A me è piaciuto molto, specialmente nelle parti di descrizione mi ha evocato tanti quadri impressionisti come, ad esempio, questo di Monet: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/b/b7/Claude_Monet_042.jpg

      I personaggi mi sono sembrati ben caratterizzati, oltre che assolutamente caratteristici (cane compreso).

      Per quanto riguarda l’umorismo, ammetto che sia decisamente humor inglese però a me ha fatto ridere… forse perché conosco persone alla zio Podger o come gli avventori del bar, ognuno con una sua storia su come avrebbe preso la trota esposta sopra il bancone. Oltre a questo, mi sono ritrovata molto nei pezzi sulla lancia da rimorchio. Quella di Jerome è un’epoca diversa, ma noi non siamo poi così cambiati. Mi viene in mente un esempio: quando siamo pedoni, inveiamo contro le macchine che non si fermano per farci passare, anche se siamo sulle strisce, ma quando poi siamo noi a essere al volante ci scoccia frenare per far passare gli altri. Se guardiamo la situazione con un occhio benevolo, secondo me, non possiamo fare a meno di sorridere.

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      1. Che non siamo cambiati poi così molto, è assolutamente vero: le nevrosi di un tempo, hanno solo cambiato oggetto contro il quale scagliarle.
        Quasi sicuramente, il non averlo apprezzato dipende da me, e dalla fase della vita nella quale mi sono ritrovato a leggerlo: fare un viaggio con amici maschi, infatti, non mi darebbe la stessa soddisfazione di farlo con la mia ipotetica fidanzata.

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  2. Questo libro è unico: già di per se è difficile che un libro mi faccia proprio ridere di gusto – di solito è più un sorridere – e questo racconto l’ha fatto, in più i paesaggi attraversati dai tre amici (senza scordarci del cane) sono talmente vividi che sembra davvero di essere lì con loro.

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  3. Sono un’entusiasta di questo libro: l’ho letto da molto giovane ,da adulta e da adultissima…
    Ho sempre riso un sacco , da sola .
    Poi ho visto che ha lasciato quasi indifferenti i miei ragazzi…..sarà un effetto generazionale?
    Se penso agli anni in cui e’stato scritto , lo valuto ancora di più !

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    1. Anch’io sono rimasta piacevolmente colpita da quanto è attuale pur essendo stato scritto nell’Ottocento.

      Ora, non so quanti anni abbiano i tuoi ragazzi, però io l’ho letto in un gruppo di lettura dove abbiamo tutti tra i 20 e i 35 anni e siamo stati tutti piuttosto entusiasti. Magari è lo humor inglese che non fa presa su tutti?

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