Mattatoio n. 5

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Erano anni che volevo leggere “Mattatoio n. 5” di Kurt Vonnegut. Ispirata al massimo, lo avevo addirittura comprato un annetto fa in previsione della sua uscita al gruppo di lettura. Così è rimasto a lungo su uno scaffale della mia libreria ad attendere il momento propizio che poi finalmente è arrivato. Devo dire che il tempo dell’attesa è stato pienamente ripagato, ma che mi aspettavo qualcosa di totalmente diverso da quello che ho letto.

Certo sapevo che Vonnegut scrive romanzi di fantascienza, ma, anche se vagamente, sapevo di cosa tratta il libro ed erroneamente avevo pensato che le due cose non si sposassero. Come si fa a parlare della Seconda Guerra Mondiale utilizzando elementi tipici della fantascienza? Ecco, la risposta è esattamente “Mattatoio n. 5”.
Vonnegut utilizza diversi espedienti tipici della narrazione sci-fi (viaggi nel tempo, rapimenti alieni, robot vari ed eventuali) per parlare al lettore dei grandi orrori dei campi di concentramento e dei bombardamenti che durante la Seconda Guerra Mondiale spazzarono via intere città. Tanto per farti capire di cosa parlo, ecco un breve estratto:

Anche questo era il titolo di un libro di Trout, “Il fenomeno senza intestino”. Parlava di un robot con l’alito cattivo che, guarito da questo malanno era diventato molto popolare. Ma quello che rendeva notevole il racconto, scritto nel 1932, era che prevedeva l’uso di napalm sugli esseri umani.
Il napalm veniva lanciato su di loro dagli aerei. Erano dei robot a effettuare il lancio. Questi robot non avevano nè coscienza nè circuiti che gli permettessero di immaginare cosa succedeva alla gente sulla terra.
Il capo dei robot di Trout sembrava un essere umano e sapeva parlare, ballare, e così via, e anche uscire con le ragazze. E nessuno ce l’aveva con lui perché sganciava il napalm sulla gente. Quello che trovavano imperdonabile era il suo alito cattivo. Poi però il robot riuscì a curarsi, e la razza umana lo accolse tra le sue fila.

Con un tono ironico e linguaggio semplice, trasponendo la realtà su una tela intrisa di immaginario fantascientifico Vonnegut riesce a colpire il lettore, in un modo che risulta particolarmente incisivo. Assolutamente consigliato, questo romanzo è un vero e proprio manifesto contro tutte le guerre.

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