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Locorotondo: l’ombelico della Valle d’Itria

Ne abbiamo parlato qualche settimana fa, anche il 2021 finora non ci ha regalato grandi opportunità per viaggiare. Tuttavia, tra il numero sempre più elevato di persone vaccinate e il fatto che è ormai chiarissimo che si continuerà sulla strada delle riaperture, è ormai più che lecito iniziare a programmare questa estate che si sta avvicinando a grandi passi.

La mia estate è ancora del tutto incerta, non sarà possibile fare piani (ti racconterò il perché in uno dei prossimi post ), ma so che se potessi di certo farei un saltino in Puglia anche quest’anno per continuare a scoprire le meraviglie della Valle d’Itria. Per il momento, mi limiterò a raccontarti di quello che ho trovato la scorsa estate a Locorotondo, uno dei 100 borghi più belli d’Italia.

Il borgo antico di Locorotondo, edificato più di mille anni fa sulla sommità di un colle, è tale di nome e di fatto; il toponimo richiama infatti la caratteristica forma del centro storico, che altro non è che un insieme di piccoli edifici, rigorosamente imbiancate a calce, disposti ad anelli concentrici. Perdersi è impossibile; per quanto si possa vagare senza meta alla ricerca dello scorcio più delizioso, prima o poi si finisce per tornare da dove si è partiti, dopo aver fatto un bel girotondo.

Incastonate tra le piccole case bianche dal tetto spiovente, chiamate “cummerse”, si trovano tantissime chiese e chiesette tra cui meritano assolutamente una visita la Chiesa Madre di San Giorgio Martire, patrono di Locorotondo, realizzata in stile neoclassico alla fine del 1700 e la Chiesa della Madonna della Greca, la più antica del borgo, benché oggi sia possibile ammirarla solo nella versione della sua ultima ricostruzione risalente alla fine del 1400.

Da non perdere anche la Torre dell’Orologio, in passato sede universitaria, che si trova proprio accanto a Palazzo Morelli. Quest’ultimo, con il suo magnifico portale decorato a volute e foglie d’acanto è un ottimo esempio di quell‘architettura barocca pugliese che si ritrova in tutta la Valle d’Itria e, in particolare, a Martina Franca.

Come sempre in Valle d’Itria non possono mancare gli adorabili negozi di ceramiche che con i loro colori vibranti non mancano di dare quel tocco di vitalità che a Locorotondo è assicurato anche dagli innumerevoli balconi fioriti. È infatti ormai più di un decennio che la Pro Loco di Locorotondo (e scusate il gioco di parole) promuove il concorso “Balconi Fioriti” con l’unico scopo di invogliare residenti e commercianti ad impreziosire ulteriormente le viuzze del centro con piante e fiori di ogni genere. Il risultato è un tripudio di profumi e colori, una bellezza per gli occhi e un’ottima scusa per scattare qualche foto ricordo.

A questo punto, dopo esserti rifocillato ben bene, prima di lasciarti alle spalle la magia unica di questo borgo bandiera arancione del Touring Club italiano, non ti resta che ammirare la caratteristica Piazza Vittorio Emanuele II e Porta Napoli che è l’accesso principale al centro storico di Locorotondo. Esattamente di fronte a Porta Napoli si trova Villa Garibaldi, anche detta Villa Comunale, un grande giardino a pianta semicircolare dal quale è possibile ammirare i terrazzamenti e la valle sottostante, ovviamente punteggiata di campi, ulivi e trulli. Ma c’è ancora qualcosina da scoprire: scendendo infatti lungo via Nardelli (la via che costeggia Villa Comunale) è infatti possibile ammirare da un lato le più tipiche “cummerse” a schiera con i balconcini in ferro battuto, e dall’altro il maestoso panorama della Valle d’Itria fino a scorgere, con un po’ di fortuna, un lembo di mare.

Nelle puntate precedenti:
– Ostuni: la città bianca
– Alberobello: tutto il fascino dell’orientalismo pugliese
Martina Franca: architettura barocca e vini d’eccellenza
Next stop: TBD

San Leo, la perla della Valmarecchia

Se mai decidessi di voler sfuggire alla frenesia della città o mi servisse un periodo di ritiro spirituale ora so che vorrei andare a San Leo.

Arroccato su una roccia gigantesca, che scende a strapiombo da circa 600 metri di altezza al livello del mare, San Leo è un altro dei 100 borghi più belli d’Italia dell’Emilia-Romagna. Per raggiungerlo (e per andarsene) c’è un solo accesso, scavato nella roccia e rubato dall’uomo alla montagna; per questo, girando la testa a destra e a sinistra ci si ritrova da un lato a godere del panorama circostante e dall’altro a fissare una parete di roccia particolarmente affascinante.

Si capisce subito che San Leo è un luogo magico, ma devi aspettare di arrivare nella piazza principale per assaporare la vera essenza del borgo. Facendo un giro di 360° su te stesso potrai ammirare grossomodo tutti i monumenti principali, costruiti in sasso tra Medioevo e Rinascimento. È una vera meraviglia, tanto che Dante Alighieri citò San Leo nella Divina Commedia. Per non parlare dell’atmosfera rilassante e del fatto che inspirando a pieni polmoni gli unici odori che potrai sentire sono il profumo di fiori e di aghi di pino cui, intorno a mezzogiorno, si unisce qualche deliziosa traccia di cibo romagnolo.

Dopo pranzo, non puoi mancare di visitare la Rocca di San Leo. La fortezza, particolarmente maestosa, protegge il borgo dall’alto fin dall’epoca romana e ha alle spalle parecchie vicende storico-politiche, come la carcerazione del Conte di Cagliostro, che potrai scoprire ascoltando l’audio guida o leggendo le targhe informative. Particolarmente consigliata la visita alle sale di tortura che espongono simpatici aggeggi dal nome evocativo: spaccaginocchi, schiacciacranio, sedia chiodata, pera dell’angoscia e così via.
Nel Medioevo stavano decisamente fuori di testa.

Insomma, immagino tu lo abbia già capito: una gita a San Leo è super-iper-consigliata. D’altra parte, lo diceva anche il caro Umberto Eco:

La città più bella d’Italia? San Leo. Una rocca e due chiese.


Nelle puntate precedenti…

Il fascino della Rocchetta Mattei

Dozza Imolese: connubio fra Medioevo e modernità

Brisighella, il borgo del sentiero del tempo

Brisighella, il borgo del sentiero del tempo

“Maaaa, e se approfittassimo del bel tempo e ci regalassimo una domenica via da casa?“. Quando comincio una frase con: “Ma, e se…” so già che l’idea mi stuzzica a tal punto da traformare immediatamente il detto in fatto.
Dopo brevi valutazioni, la meta scelta è stata Brisighella, provincia di Ravenna, un altro dei 100 borghi più belli d’Italia.

Così come a Dozza, anche a Brisighella sembra di fare un salto nel tempo, dritti dritti fino al Medioevo. Si sa, a quell’epoca era importante potersi difendere e sapere per tempo chi stava arrivando all’attacco perciò è facile immaginare come siano state le alture strategiche su cui sorgono la Torre dell’Orologio e la Rocca a determinare la nascita di questo borgo. Le stradine in sasso del centro e le costruzioni che dominano dall’alto evocano distintamente ancora oggi un’atmosfera trecentesca.

Da percorrere assolutamente, prima di puntare verso l’alto, la via degli Asini è una strada sopraelevata molto particolare, che nel tempo ha svolto due funzioni: baluardo difensivo e alloggio dei “birrocciai”, coloro che trasportavano il gesso estratto dalle cave.

Brisighella sorge infatti interamente su montagne di gesso selenitico, all’interno del Parco regionale della vena del gesso romagnola. Questo materiale è molto presente nella storia, nel panorama e ai bordi delle strade di Brisighella, tanto che è possibile toccarlo con mano e ammirarne lo scintillio mentre si salgono piano piano gli innumerevoli gradini che conducono in cima ai colli fortificati.

Insomma, se hai una giornata libera e voglia di camminare, di riempirti gli occhi di un fascino antico e di gustarti una buona piadina romagnola, Brisighella fa decisamente per te!