<Questo post non è assolutamente in linea con quanto scrivo solitamente su questo blog, eppure credo sia doveroso dare uno spazio alla serietà in una giornata così importante. Ho quindi ripreso e rielaborato un articolo che avevo già scritto nel 2017 in occasione della Giornata della Memoria. Buona lettura!>
Ho scritto tante righe per questo post e altrettante ne ho cancellate. Volevo esprimere tutta la complessità, la confusione e lo sbigottimento che sento dentro quando si parla di nazismo e degli orrori della Seconda Guerra Mondiale, ma mi è molto difficile. Soprattutto, c’è qualcuno che ha riassunto tutto in una delle frasi più lucide e crude che siano mai state dette sull’argomento. Quel qualcuno è Primo Levi, che al solo nominarlo mi viene la pelle d’oca ed è giusto che sia così.
Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario,
perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre.
Poche parole, e tutti dovremmo soffermarci su di esse fino ad interiorizzarle. Averle chiare dentro di noi sempre, non soltanto oggi.
E a quel punto combattere strenuamente, con ogni mezzo, per far sì che ciò che è successo non possa ritornare mai più. Dobbiamo combattere quando sentiamo dire ai negazionisti che i campi di concentramento non sono mai esistiti, dobbiamo combattere quando le destre italiane stanno zitte davanti alla crescente intolleranza e al razzismo e aprono la bocca solo per insultare e incitare all’odio, dobbiamo ribellarci quando Liliana Segre viene insultata invece che applaudita e quando scritte come “Jude hier” cominciano ad apparire sulle porte di abitazioni private.
Perché, in fondo, non c’è una scelta da fare. Non si può restare indifferenti, pensare che tutto ciò non ci riguardi. Noi dobbiamo conoscere, ricordare, resistere e non rassegnarci a perdere la nostra umanità.