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Tu sei le tue azioni

È un discorso che ciclicamente ritorna in ballo nella mia vita: non so affrontare bene i cambiamenti. Dopo anni uno dovrebbe averlo interiorizzato questo concetto, dovrebbe saperlo anche perché ci è già passato, eppure io continuo a fare fatica quando inizio a intravedere dei cambiamenti all’orizzonte. Fatica di Ercole specialmente per quanto riguarda il primo passo che dà il via a nuove esperienze. Certo, il passo più difficile è proprio il primo, quando sei ancora pieno di dubbi perchè una quota di rischio è sempre implicata in tutte le cose e non sai cosa ti porterà il cambiamento. Le strade della vita, poi, sono così lunghe e tortuose che neanche scorgi cosa c’è dopo la prima curva.

Allora ti fermi, cerchi di risolvere i dubbi. Stai lì a pensarci e ripensarci e più ci pensi, meno ti dai una mossa. Inizia a venirti paura e non sei più solo fermo, ma proprio paralizzato nel vortice dei tuoi dubbi. Perché puoi stare sicuro che i dubbi difficilmente danno risposte, ma sicuramente producono altri dubbi.

Ed è qui che devi trovare di nuovo la forza di cambiare modo di pensare. Anzi, devi passare dal pensare al fare, mettendoci tutto te stesso, perché solo il fare, in modo misterioso e un po’ magico, può dare risposte ai tuoi interrogativi. L’azione non si svolge mai come la immagini nella tua testa e ti permette di sgombrare il campo da paure infondate, scenari che non si concretizzeranno mai, fantasie surreali e astruse. Certo, la realtà ci porrà poi i suoi ostacoli, ma alle cose concrete si può trovare una soluzione facendo.

E anche quando siamo terrorizzati l’importante è ricordarsi che ciascuno di noi è le sue azioni, non i suoi pensieri o le sue intenzioni. Bisogna aggrapparsi a questo: ciò che alla fine lascia il segno è ciò che fai, non ciò che hai pensato, che avevi intenzione di fare o che hai pensato di aver intenzione di fare.

Cesura

Succede che per anni vai attraverso la tua vita senza che nessuna delle tappe percorse segni davvero un cambiamento. Tutto attorno è nebbia, ma ancora non lo sai. Poi accade un’inezia e ti ritrovi spalancato su uno spazio sconosciuto che, proprio per questo, ti fa paura. La nebbia non c’è più, ma invece di rallegrartene la agogni disperatamente.

E niente, aveva ragione il caro Eugenio.

Eppure resta che qualcosa è accaduto,
forse un niente
che è un tutto.

Eugenio Montale

Niente. Niente più comfort zone. Hai “solo” l’occasione di costruirtene una nuova, più ampia e di cui sei consapevole, ma prima di accomodarti sono lacrime, fastidi e tanta buona volontà. Alla fine, voglio crederci, sarà di nuovo un tutto.

foglifting

Autunno – To Autumn

<English version here>

Svegliarsi alla mattina e sentire l’aria fresca mentre ci si toglie il lenzuolo di dosso.

Il chiacchiericcio fitto degli adolescenti che fanno capannello davanti alle porte
dei licei.

Le maniche che si allungano progressivamente, a coprire quanto resta dell’abbronzatura sulle braccia.

Una cicala solitaria, dura a morire, canta solo nelle prime ore del pomeriggio.

Il giallo che si insinua nel paesaggio.

La luna chiede più spazio al sole, la notte al giorno.

La natura è saggia: sa che un po’ deve morire per poter rinascere più forte.

Autumn Background

Wake up in the morning and feel the fresh air while you move the bed sheet away.

The dense chatter of teenagers who crowd in before the highschools’ doors.

The sleeves that lengthen gradually to cover the remains of tanning on the arms.

A die hard, lonely cicada only sings in the early afternoon.

The yellow meanders through the landscape.

The moon asks the sun for more space and the same does the night to the day.

Nature is wise: she knows she must die a little to be reborn stronger.