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Toccata e fuga a Padova: cosa vedere in una giornata

<One day itinerary in Padua: the highlights not to miss – click to read the article in english>

Passati i mesi di dicembre e gennaio, che solitamente utilizziamo per ricaricare le batterie e progettare i viaggi futuri, lo scorso weekend io e il mio compagno abbiamo preparato un mini trolley e ci siamo goduti il primo weekend fuoriporta del 2020. Mete: Montegrotto Terme (per un po’ di relax) e Padova che, nonostante sia ad appena un’ora e mezza di distanza da Bologna, non avevamo ancora mai visitato.

Già mentre la esploravo mi sono resa conto che Padova è una città piuttosto sottavalutata per le bellezze che offre e, azzardo, credo sia complice il fatto che si trova vicino a Venezia, meta osannatissima dai turisti sia italiani che stranieri. Ad ogni modo, Padova custodisce un grande patrimonio artistico e culturale, è la terza città più porticata d’Italia (dopo Bologna e Torino) e il centro storico, dove è concentrata la maggior parte dei monumenti, è molto raccolto e quasi esclusivamente pedonale, cosa che rende una visita a piedi estremamente godibile. Con poco più di una mezza giornata a disposizione, ecco l’itinerario che abbiamo percorso e che tu potresti affrontare in uno dei weekend a venire.

Abbandonata la macchina nei pressi del Padova Centro Park (che è a pagamento, mentre nei giorni festivi i parcheggi cittadini tutt’intorno sono gratuiti), in meno di dieci minuti abbiamo raggiunto la splendida Chiesa degli Eremitani. Risalente al Medioevo e, purtroppo, pesantemente danneggiata durante la Seconda Guerra Mondiale, la Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo contiene moltissimi affreschi del Mantegna ed è esattamente il tipo di chiesa che piace a me: semplice e poco decorata con ori e statue.
Proprio accanto si trova la celeberrima Cappella degli Scrovegni che contiene il ciclo di affreschi trecenteschi di Giotto che culminano con una delle più famose rappresentazioni del Giudizio Universale. Non avendo prenotato la visita e non avendo avuto particolare fortuna, siamo riusciti a vedere la cappella soltanto dall’esterno mentre passeggiavamo nell’area dell’Arena Romana di Padova, motivo per cui a te consiglio vivamente di riservare la visita in anticipo. Noi abbiamo già deciso che torneremo in quel di Padova per vedere la cappella e Palazzo Bo (altro monumento che non siamo riusciti a visitare) e scoprire le ville palladiane nei dintorni, ma questa è già un’altra gita!

Proseguendo col nostro itinerario, abbiamo percorso via Zabarella, dove l’omonimo Palazzo, fino al prossimo 1 marzo, ospita la mostra “Van Gogh, Monet, Degas. The Mellon Collection of French Art from the Virginia Museum of Fine Arts“, fino a raggiungere la Basilica di Sant’Antonio da Padova, anche conosciuta come Basilica del Santo. Non ci sono parole per descrivere la magnificenza di questo luogo di culto, ancora oggi visitato da milioni di pellegrini che ogni anno vi si recano per onorare le spoglie e le reliquie del patrono della città di Padova. Che tu sia credente o meno, la Basilica saprà toglierti il fiato a ogni passo che farai lungo le sue navate.

Ad appena 500 metri di distanza si trova poi uno dei simboli della città, ossia la piazza di Prato della Valle, da me prontamente ribattezzata Little Siviglia per la vaga somiglianza del luogo con la Plaza de España della capitale andalusa. La piazza principale di Padova è caratterizzata da un’isola centrale (denominata Isola Memmia) circondata da un canale artificiale sulle cui sponde si trovano due anelli concentrici che in tutto ospitano 78 statue raffiguranti importanti personalità del passato. Bellissima e inaspettatamente pacifica, Prato della Valle è il posto perfetto per sedersi su una panchina, tirare il fiato e mangiare qualcosina prima di cominciare a risalire le strade del centro di Padova e ritornare al punto da cui siamo partiti.

Una volta rifocillati siamo ripartiti e, lasciandoci alle spalle Prato della Valle, dopo aver attraversando il Ponte del Maglio o della Morte, abbiamo risalito via Roma fino all’incrocio con via San Canziano sulla quale si apre Piazza delle Erbe e la vista su Palazzo della Ragione. Costruito tra il XIII e il XIV secolo, Il Palazzo della Ragione era l’antica sede dei tribunali di Padova e gli affreschi che ne ricoprono il soffitto compongono uno dei rari cicli astrologici che dal Medioevo sono giunti fino a noi. Imponente e magnifico, il Palazzo merita decisamente una visita.

Come ultima tappa prima di passare accanto a Piazza Cavour e uscire dal centro pedonale di Padova attraverso Porta Altinate, abbiamo visitato Piazza dei Signori che, benché più modesta rispetto a Piazza del Santo e Prato della Valle, ha un suo fascino particolare, probabilmente dovuto alla Torre dell’Orologio sulla cui facciata è possibile ammirare uno degli orologi astronomici più antichi d’Europa.

Non potevamo inaugurare meglio il nostro 2020 di gite fuoriporta e viaggi; Padova è una piccola città che ha molto da offrire e che non mancheremo di visitare nuovamente per vedere quanto ci siamo persi domenica scorsa e assaggiare la cucina del luogo.

A questo proposito, hai un ristorantino tipico da consigliare?
Cosa ti è piaciuto di più della città di Padova?

After spending December and January basically in hibernation, last weekend my boyfriend and I packed a small suitcase and went visiting Montegrotto Terme (renowned spa location in northen Italy) and Padua, a rather underrated city probably because highly acclaimed Venice is so close that overshadows all the cities nearby.
However, Padua holds a great artistic and cultural heritage, it has 12 km of ancient and beautiful porticoes and the historical center, where the most of the monuments is concentrated, is very collected and almost exclusively pedestrian, which makes a walking tour extremely enjoyable. Having about half a day at your disposal, just like we had, here are the things you must see when visiting Padua:

  • The Eremitani Chruch: this building dates back to the Middle Ages and was originally covered in beautiful frescoes by Mantegna. Heavily damaged during the Second World War, but somehow still standing the Church of Saints Filippo and Giacomo (called the “Eremitani”) is exactly the type of church I like: simple and not overcrowded with statues and gold pieces of art.
  • The Scrovegni Chapel: you definitely need to book the visit in advance in order to admire the extraordinary cycle of frescoes that Giotto painted back in the XIV century and that culminates with one of the most famous representations of the Last Judgment.
  • The Basilica of St. Anthony: there are no words to describe the magnificence of this religious site, visited every year by millions of pilgrims who go there to honor the remains and relics of Saint Anthony, patron saint of the city of Padua. Whether you are a believer or not, the Basilica will take your breath away with every step you take along its aisles.
  • Prato della Valle: the main square of Padua is actually the biggest square in Italy. Characterized by a central island (called Isola Memmia) and surrounded by an artificial canal the piazza is house to 78 statues representing important personalities of the past. Beautiful and unexpectedly peaceful, Prato della Valle is the perfect place to sit on a bench and eat a little something.
  • Palazzo della Ragione: built between the XIII and XIV centuries, Palazzo della Ragione was the ancient seat of the law courts of Padua. The paintings that cover its ceiling put together one of the extremely rare cycles of frescoes about astrology that survived the passing of time. Imposing and splendid, the Palace is definitely worth a visit.
  • And last but not least, Piazza dei Signori and the Clock Tower: although more modest than Piazza del Santo and Prato della Valle, Piazza dei Signori has its own particular charm, probably thanks to the Clock Tower on whose facade stands one of the oldest astronomical clocks in Europe.

Padua is a small city that has a lot to offer and we will definitely visit it again, also to taste the local cuisine.

Have you ever been to Padua or Venice?
What did you like the most about it?

San Gimignano, il borgo turrito

Nella vita le certezze sono poche, ma una di queste è che un weekend passato in Toscana non delude mai. Motivo per cui, a cinque mesi dalle ferie invernali e con quelle estive ancora ben al di là da arrivare, io e il mio ragazzo abbiamo deciso di regalarci proprio una due giorni di full immersion tra gli ameni paesaggi toscani, fermandoci a visitare San Gimignano, Volterra e Siena.

Dunque, prima tappa: San Gimignano, patrimonio dell’umanità dell’UNESCO dal 1990. Penso tu ormai abbia capito che i borghi medievali mi affascinano parecchio e San Gimignano è conservato tanto bene che, guardando gli edifici e le strade nel loro insieme, è estremamente facile immergersi in una atmosfera trecentesca. Passeggiando per le vie si prova una sensazione di calore e non si può fare a meno di continuare a voltarsi di qua e di là, per essere sicuri di riuscire a imprimere nella mente tutta la bellezza che si offre davanti agli occhi. Anche solo girovagare per il centro storico è un’esperienza e puoi permetterti di bighellonare quanto vuoi perché il borgo è tanto raccolto che una giornata è sufficiente per visitarlo.

Io, come sempre, ricerco avidamente i migliori punti panoramici. A San Gimignano ce ne sono diversi, dai quali si può ammirare sia il borgo che la meravigliosa campagna circostante. Quello che proprio non ti puoi perdere è Torre Grossa; delle oltre 70 case torri esistenti nel Medioevo, oggi ne rimangono 13 e, tra queste, Torre Grossa è ancora aperta al pubblico. Vale assolutamente la pena di scalarne i 54 metri di altezza in 218 gradini: la vista una volta arrivati in cima ripaga di tutta la fatica.

E dopo tanto girovagare, dopo i tanti gradini e le innumerevoli foto scattate, anche lo stomaco reclama la sua parte e, se come noi non hai tanto tempo, puoi saziarti con un bel panino. In Toscana hai l’imbarazzo della scelta quando si tratta di scegliere con quale salume farcire la tua pagnotta; noi abbiamo optato per una buona dose di porchetta. 😉

E con la pancia piena noi abbiamo lasciato San Gimignano per fermarci poi alla tappa successiva, Volterra, che però ci ha un po’ deluso.
A differenza di Siena, che invece abbiamo adorato, ma questa è un’altra storia…
e un altro post
. Stay tuned!

Il primo passo

Il primo passo è sempre il più difficile.
Stare fermi impone una certa staticità, una roba da prurito, ma la staticità è in qualche modo sicurezza. Per fare un passo, innanzitutto, occorre stabilire in quale direzione allungare la gamba e non sempre è così facile stabilire dove andare. Già solo questa prima fase è così spaventosa che, talvolta, è sufficiente per portare alla rinuncia.

Altre volte sai in che direzione muoverti, ma tra il dire e il fare, come si sa, c’è in mezzo il mare. Non so se ti è mai capitato, ma è come quando vuoi colmare una distanza con un salto e non sei sicuro di avere lo slancio necessario nelle gambe. Allora, stai lì e ti concentri. Visualizzi il punto di arrivo e ti concentri. Il tuo cervello cerca di inviare un segnale agli arti inferiori, tanto che senti un debole impulso percorrere il tuo corpo. Subito frenato. Neanche ti stacchi dal tuo blocco di partenza e ricomincia tutto da capo. Poi ti stanchi e abbandoni, rinvii il momento a data da destinarsi. E succede perché, come dice Gramellini:

Se vuoi fare un passo avanti, devi perdere l’equilibrio per un attimo.

Perdere l’equilibrio fa paura. Presuppone momenti d’incertezza e caos e insicurezza.
Bisogna mettere da parte tutto questo per vedere la bellezza di quello che potresti ottenere sbilanciandoti.
E poi, semplicemente, fare quel passo. Il primo passo.