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Sii ciò che sei

Essere diversi da ciò che siamo, da tutto ciò che siamo, è il desiderio più nefasto che possa ardere in un cuore umano.

[Le Braci, Sandor Marai]

E questa frase mi ha fatto venire in mente una foto che ho scattato qualche anno fa durante una visita alla Rocca di Sestola.
Allora questa parola, “accettazione“, aveva per me un solo significato: “Locali adibiti alla ricezione e all’espletamento di pratiche relative all’erogazione di servizi sanitari”.
La stessa parola ha preso nel tempo anche un altro significato, sfuggevole e che ho iniziato a comprendere ma ancora non ho interiorizzato al 100%. Ecco cosa credo di avere capito. Ciascuno di noi deve imparare a conoscersi e accettarsi per quello che è, pregi e difetti. Questo non vuol dire che non puoi cambiare, migliorare ed evolvere, ma significa riconoscere e accettare che certe situazioni potranno sempre metterti alla prova (e poi la prova la supererai), che certe altre ti faranno sempre arrabbiare (e poi ti calmerai), che il tuo primo istinto in risposta a un determinato evento non sarà il più saggio degli istinti, ma andrà moderato per reagire al meglio.

E poi ci sono quelle cose che non puoi cambiare perchè sono quasi completamente (se non del tutto) fuori dal tuo controllo. E quelle le devi solo accettare.
Significa accoglierle anche se non vuoi, abbracciarle anche se ti spaventano, non negarle anche se ti ripugnano.

L’accettazione è un’arte difficile perché è allo stesso tempo attività e passività. Per me vuol dire continuare a lottare, non rassegnarsi, e al contempo arrendersi a qualcosa.

Analisi illogica

fireworksQuando guardi i fuochi d’artificio o quando a un concerto ci sono effetti speciali come fuoco e fumo, non ti entusiasmi perché ti stupiscono e sono belli?

Io sì, mi entusiasmo e basta. Non sto lì a cercare di capire il meccanismo che li rende possibili, e credo non lo faccia neanche tu (a meno che tu non abbia la vocazione da ingegnere, si intende). Me li godo, mi vivo il momento con leggerezza. Non metto in moto il cervello, non analizzo.

E allora, basta! Devo smetterla, smetterla di analizzare, smettere di cercare il particolare discriminante, smettere di guardare al futuro con la paura che il passato possa ripetersi.

Perché sì, potrebbe succere. Potrebbe, condizionale. Potrebbe, ma anche no.

Don’t analyse
Don’t analyse
Don’t go that way
Don’t lead that way
That would paralyse your evolution

Della sofferenza

La dignità della sofferenza non varia a seconda del fatto che sia psichica o fisica.
Chi dice il contrario, beato lui, non ha mai avuto traumi psicologici e quindi, pace all’anima sua, non è l’unica persona sulla faccia della Terra da ascoltare.

La sofferenza ha sempre la stessa dignità; soffrire psicologicamente fa male tanto quanto soffrire per problematiche o malattie fisiche. Anzi, se ti rompi una gamba sai che dovrai passare del tempo ingessato e che poi dovrai fare fisioterapia. Sai già qual è il percorso di guarigione. Quando si parla di sofferenze psicologiche la storia è un pochino diversa.

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