Essere diversi da ciò che siamo, da tutto ciò che siamo, è il desiderio più nefasto che possa ardere in un cuore umano.
[Le Braci, Sandor Marai]
E questa frase mi ha fatto venire in mente una foto che ho scattato qualche anno fa durante una visita alla Rocca di Sestola.
Allora questa parola, “accettazione“, aveva per me un solo significato: “Locali adibiti alla ricezione e all’espletamento di pratiche relative all’erogazione di servizi sanitari”.
La stessa parola ha preso nel tempo anche un altro significato, sfuggevole e che ho iniziato a comprendere ma ancora non ho interiorizzato al 100%. Ecco cosa credo di avere capito. Ciascuno di noi deve imparare a conoscersi e accettarsi per quello che è, pregi e difetti. Questo non vuol dire che non puoi cambiare, migliorare ed evolvere, ma significa riconoscere e accettare che certe situazioni potranno sempre metterti alla prova (e poi la prova la supererai), che certe altre ti faranno sempre arrabbiare (e poi ti calmerai), che il tuo primo istinto in risposta a un determinato evento non sarà il più saggio degli istinti, ma andrà moderato per reagire al meglio.
E poi ci sono quelle cose che non puoi cambiare perchè sono quasi completamente (se non del tutto) fuori dal tuo controllo. E quelle le devi solo accettare.
Significa accoglierle anche se non vuoi, abbracciarle anche se ti spaventano, non negarle anche se ti ripugnano.
L’accettazione è un’arte difficile perché è allo stesso tempo attività e passività. Per me vuol dire continuare a lottare, non rassegnarsi, e al contempo arrendersi a qualcosa.