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Alberobello: tutto il fascino dell’orientalismo pugliese

<Alberobello: the charms of the Apulian orientalism – click to read the article in english>

Ecco, ci siamo: è di nuovo quel periodo dell’anno in cui basta una giornata più calda delle altre a risvegliare la mia voglia di viaggiare. Nel tentativo di negare l’evidenza del fatto che è ancora solo gennaio, voglio parlarti delle meraviglie che, durante i miei ultimi viaggi nel Sud Italia, ho scoperto in Valle d’Itria, Puglia.

Situata fra le province di Bari, Brindisi e Taranto, la Valle d’Itria è un territorio ricchissimo di meraviglie naturali e architettoniche che, intrecciandosi, danno vita a un paesaggio davvero unico, caratterizzato dalla terra rossa che profuma di origano selvatico, dai bianchi muretti a secco, dalle distese infinite di ulivi e fichi e dai pinnacoli dei trulli che spuntano qua e là. E, a proposito di trulli, propongo di fare la prima tappa del tour ad Alberobello.

Gli oltre 1400 trulli di Alberobello sono patrimonio dell’UNESCO dal 1996 e sono indubbiamente l’attrazione principale del paese. Già particolarmente affascinanti per la loro architettura, con la pianta rettangolare o quadrata e i tetti a cupola realizzati interamente in pietra calcarea incastonata a secco, i trulli sono avvolti da un’atmosfera di mistero perché, ancora oggi, nessuno sa dire esattamente quali siano le loro origini: probabilmente già presenti in epoca preistorica, vengono oggi definiti come “espressione dell’orientalismo pugliese”, definizione che accende subito la mia immaginazione.
A completare il quadro, aggiungiamo a mistero e immaginazione anche un pizzico di misticismo ed ecco che i quartieri Aja Piccola e Rione Monti sembrano uscire direttamente da una fiaba. Su molte delle cupole dei trulli che si concentrano nella zona monumentale, infatti, è facile scorgere simboli esoterici dal significato mitologico o religioso, tracciati in cenere bianca, e tutti i trulli recano in cima un pinnacolo decorativo le cui diverse forme avevano lo scopo di scacciare gli spiriti maligni o la sfortuna.

Una giornata è sufficiente per godere a pieno della bellezza di Alberobello; avrai infatti tutto il tempo di andare liberamente a zonzo tra i curatissimi vicoletti fioriti, di visitare il Trullo Sovrano (unico esempio di trullo a due piani), il Trullo Siamese e il Museo del Territorio ospitato in un complesso di 15 trulli comunicanti fra loro. Potrai ammirare i tipici negozietti di ceramiche pugliesi, gustare qualche ottimo prodotto locale e, perché no?, sfidare i tuoi compagni di viaggio a una caccia fotografica ai simboli esoterici.
Dando per scontato che Alberobello sia un borgo da visitare almeno una volta nella vita, il mio consiglio è uno solo, ma fondamentale: indossa scarpe comode. Le strade della zona monumentale di Alberobello sono tutte in discesa/salita e la pavimentazione è piuttosto scivolosa per cui, per una giornata, lascia nella scarpiera tacchi, zeppe e infradito.

Per ora è tutto. Next stop: Ostuni, la città bianca.

Here we are again: it’s that time of year when a sunny day is enough to awake my wanderlust. In an attempt to deny the evidence of the fact that it’s still only January, I want to share with you the wonders I discovered during my last trip to Southern Italy in Valle d’Itria, Apulia. Located between the provinces of Bari, Brindisi and Taranto, Valle d’Itria is a territory rich in natural and architectural wonders that, by intertwining, give life to a truly unique landscape. The most famous location in Valle d’Itria is Alberobello, so I propose to make our first stop here.

The over 1400 trulli have been UNESCO heritage since 1996 and are undoubtedly the main attraction of Alberobello. Particularly fascinating for their architecture, with the rectangular or square plan and the domed roofs entirely made of dry-set limestone, the trulli are also wrapped in mystery because no one really knows what their origins are, though they probably date back to prehistoric times. Today they are often defined as an “expression of Apulian orientalism”, a definition that immediately ignites my imagination.
To complete the picture and make the fairytale come to life, let’s add to mystery and imagination a hint of mysticism: many of the trulli in the monumental area of Aja Piccola and Rione Monti bear on their domes esoteric symbols with a mythological or religious meaning. Also, every trullo has a decorative pinnacle on top, whose shape is supposed to drive away evil spirits or bad luck.

You can fully enjoy the beauties of Alberobello in just one day; you will have plenty of time to stroll freely among the well-kept flowery alleys, to visit the famous Trullo Sovrano (the only example of a two-story trullo), the Trullo Siamese and the territory museum housed in a unique complex of 15 communicating trulli. You will be able to admire the typical Apulian ceramic shops, taste some excellent local products and, why not?, challenge your travel buddies to a photographic treasure hunt for esoteric symbols.
Given that Alberobello is definitley worth visiting at least once in a lifetime, my advice is one and only one: wear comfortable shoes. The streets of the monumental area are all downhill/uphill and the paving is rather slippery so it’s better to leave heels, wedges and flip flops in the shoe rack for one day.

That’s all for now. Next stop: Ostuni, the white city. Stay tuned!

Trilogia di New York

Come poter definire i tre romanzi che compongono la “Trilogia di New York” di Paul Auster? È davvero una domanda difficile, ma quello che posso dire con assoluta certezza è che all’autore bastano due pagine per trascinare il lettore in una corrente sotterranea di inquietudine che non molla mai la presa. Aggiungi a questo senso di disagio una buona dose di “ma ci sto capendo qualcosa?” e sappi che la risposta sarà probabilmente no.

Trilogia di New York è un gioco di scatole cinesi, di piani paralleli, di trucchi da abile illusionista. Tutto è vero e tutto è menzogna, sino alla fine fiction e realtà sono inesorabilmente intrecciate, indistinguibili. Proprio per questo (e qui mi permetto una piccola divagazione) la trilogia di Auster mi ha ricordato un’altra trilogia che ho davvero amato, quella della città di K. I tre romanzi trattano le stesse tematiche e tutti i personaggi si muovono in un’atmosfera allucinata, da teatro dell’assurdo. Le storie narrate (e metanarrate!) si intersecano e rincorrono, la lettura è una spirale vertiginosa ed è per questo che a volte il lettore si sente confuso e smarrito, un po’ come quando si scende dalle montagne russe.

Paul Auster ci vuole belli svegli, curiosi, vuole rendere i suoi lettori investigatori, un po’ come i suoi personaggi. Ed esattamente come loro, vuole portarci al fallimento per svelare la verità dietro alle sue storie.
Insomma, “Trilogia di New York” è un libro complicato, che il lettore si deve veramente sudare e che, volente o nolete, ti entra sottopelle e ti costringe a lambiccarti il cervello. Una lettura difficile ma, e forse anche proprio per questo, affascinante.

L’altro lato del mondo

Voglio partire con una dichiarazione: non avevo mai letto niente di simile a questo libro. Ne consegue direttamente che sono stata felicissima di affondare il naso questo romanzo di Mia Couto, scrittore contemporaneo di origini mozambicane. Che poi mi sia piaciuto veramente tanto è solo la ciliegina sulla torta.

Jesusalém, titolo originale dell’opera, composto dalle parole portoghesi Jesus e além (oltre, al di là di), è la città fittizia creata da un padre delirante all’interno di un vecchio parco safari abbandonato, per sfuggire a una realtà che non può accettare. Creatore di un mondo alternativo, dove non è permesso pregare nè piangere, leggere nè scrivere, questo padre trascina con sè i due figli, il cognato e un ex militare, il braccio destro e armato del gruppo. Ma a ben vedere, vi è anche un sesto personaggio, non presente ma sempre, costantemente evocato: la madre dei ragazzi, Dordalma. È proprio intorno al mistero della madre che ruota il romanzo, è la sua morte a determinare il folle esilio del padre che cerca di convincere i familiari che al di là di Jesusalém non c’è niente, che tutto il resto del mondo è scomparso.

Intenso, a tratti spruzzato di realismo magico e punteggiato di poesia. Così è questo romanzo, in cui occorre immergersi totalmente per far affiorare e collegare fra loro i tanti temi che lo compongono: la colpa, la vergogna, l’omissione, il silenzio. Una volta trovati tutti i tasselli si forma un puzzle bellissimo, brutale e spiazzante. Da parte mia, posso solo consigliarti di iniziare a cercarli.