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Martina Franca: architettura barocca e vini d’eccellenza

<Martina Franca: baroque architecture and top quality wines – click to read the article in english>

Quest’anno raggiungere la mia amata Valle d’Itria è stato un’atto travagliato. Causa Covid-19, ad aprile ho temuto di non poterci andare, a maggio l’ho desiderato, a giugno l’ho sperato e, quando ormai a luglio era chiaro che saremmo riusciti a partire, sono diventata perfino scaramantica (cosa di cui non vado fiera). Ad ogni modo, alla fine siamo riusciti a raggiungere la nostra destinazione ed è per questo che nei prossimi mesi proseguiremo con il nostro tour virtuale della Valle d’Itria, a partire da oggi con la visita di Martina Franca.

Già solo arrivare a Martina Franca è un’esperienza sensoriale grandiosa. Le strade che portano alla cittadina sono costeggiate dai tipici muretti a secco che proteggono filari di uva da vino e da tavola a perdita d’occhio, attorno ai quali fiorisce rigoglioso l’origano selvatico. I profumi che accompagnano l’arrivo a Martina Franca valgono da soli l’idea di mettersi in macchina. Una volta che si arriva in prossimità del centro storico, il mio consiglio è quello di cercare parcheggio nelle vie che circondano l’area di Villa Garibaldi (via Bruni-Recupero-Semeraro). Parcheggiata la macchina, puoi costeggiare o addentrarti nel parco di Villa Garibaldi (dove è possibile ammirare la riproduzione di un trullo), fino a raggiungere Piazza XX Settembre, la piazza fuori scala sulla quale domina la Porta di Santo Stefano, accesso principale al “paese vecchio”.

Non appena attraversata la Porta si ha subito quella sensazione di freschezza e folclore che è il DNA stesso della Valle d’Itria, ma prima di immergerci nelle viuzze di Martina, facciamo una tappa a Palazzo Ducale; oggi sede del Municipio, Palazzo Ducale sorge laddove una volta si ergeva il castello medievale di Martina Franca e ospita una bellissima serie di affreschi e decori.

Proseguendo per via Verdi l’immersione nel bianco di Martina Franca (quel bianco tipico della Valle d’Itria che non smetterò mai di elogiare come uno dei suoi migliori pregi) diventa totalizzante e invita a perdersi anche nei caratteristici vicoli circostanti. Puoi permetterti tranquillamente di girovagare senza meta; perdersi è piuttosto difficile e qualora tu giunga a uno dei tanti vicoli ciechi, non dovrai far altro che voltarti e tornare sui tuoi passi fino a riprendere via Vittorio Emanuele, la strada che ti porta a tu per tu con la meravigliosa architettura barocca della Basilica di San Martino. La Basilica è certamente l’edificio più imponente e maestoso di Martina ed è consigliatissima anche la visita al suo interno.

Lasciandoci la Basilica alle spalle si giunge poi in Piazza Maria Immacolata, cuore pulsante del centro di Martina, molto caratteristico anche grazie al suo porticato semicircolare (ditemi se un bolognese che vede un bel portico al di fuori della sua città può non sentire un tuffo al cuore) che ospita vari fra bar e ristorantini. Ma non è ancora ora di sedersi a mangiare qualcosa! Continuando a camminare siamo arrivati nei pressi del quartiere più antico di Martina, chiamato “la Lama” dai martinesi. Estremamente caratteristico, questo quartiere è un vero e proprio dedalo di tipiche case tinteggiate in calce bianca. Ancora una volta è bello lasciarsi andare a una esplorazione che non ha una meta precisa, ma quando il caldo inizia a farsi sentire è arrivata l’ora di riparare al Villaggio di Sant’Agostino, dove potrai visitare gratuitamente la chiesa, il chiostro e il refettorio dell’ex Convento delle Agostiniane e godere di una vista sulla città affacciandoti dal belvedere.

Ecco, adesso sì che ci siamo guadagnati il diritto di riempirci la pancia e rinfrescarci con un calice (o due) degli ottimi vini bianchi che vengono prodotti in zona. Dunque, in alto i calici e… alla prossima tappa!

Nelle puntate precedenti:
Ostuni: la città bianca
Alberobello: tutto il fascino dell’orientalismo pugliese
Next stop: Locorotondo


Because of the pandemic and the consequential national lockdown, this year I was afraid I wouldn’t be able to spend some time in my beloved Apulia. Fortunately, the coronavirus situation was pretty good in July, so we managed to reach our destination and continued exploring the beautiful Valle d’Itria. As always, I’d like to share with you some tips to make the best of your time, this time while visiting Martina Franca. You ready?

Before even arriving in Martina Franca you are sorrounded by beauty: the roads leading to Martina are lined with typical dry stone walls that protect rows and rows of wine grapes and bushes of fragrant wild oregano. Once you arrive in Martina Franca, my advice is to park the car near the area of ​​Villa Garibaldi (via Bruni-Recupero-Semeraro) and then reach by feet Piazza XX Settembre, the oversized square dominated by Porta di Santo Stefano which is the main access to the old town center. This is the point of departure for our visit.

As soon as you walk through the eighteenth-century archway you immediately get that feeling of freshness and folklore that is the very DNA of Valle d’Itria. But before diving into the narrow streets of Martina Franca, we make our first stop at Palazzo Ducale; today the seat of the Town Hall, Palazzo Ducale stands where the medieval castle of Martina Franca once stood and currently houses a beautiful series of frescoes, paintings and decorations.

Now, walking along via Verdi, we can see that the main colour of this city is white as well, the same typical white we already saw in Alberobello and Ostuni (that same colour I will never stop praising as one of Valle d’Itria’s best features). This white becomes all-encompassing and invites you to get lost in the characteristic surrounding alleys. You can safely wander aimlessly; getting lost is rather difficult and even if you find yourself in one of the many blind alleys, all you have to do is turn around and retrace your steps until you reach via Vittorio Emanuele, the street that leads you to the wonderful baroque architecture of the Basilica di San Martino. The Cathedral is certainly the most imposing and majestic building in Martina Franca and a visit to its interior is also highly recommended.

Leaving the Cathedral behind our backs, we reach Piazza Maria Immacolata, the very center of Martina Franca with its very peculiar semicircular portico that houses cute little bars and restaurants. But it’s not time to sit down and eat something yet, because, by just walking a little more, we get to explore the oldest quarter of Martina Franca, called “la Lama” by the locals. This neighborhood is a veritable maze of typical apulian houses painted in white lime. Once again it is nice to let yourself go and explore without having a precise destination, but when the heat starts taking its toll it’s time to take shelter in Villaggio Sant’Agostino, where you can visit the church, the cloister and the refectory of the former Augustinian Convent for free and also enjoy a view of the city from the belvedere.

Here, now we’ve earned the right to fill our bellies and refresh ourselves with a glass (or two) of one of the excellent white wines that are produced in the area. So, raise your glass and… until next visit!

Previously:
Ostuni: the white city
Alberobello: the charms of apulian orientalism
Next stop: Locorotondo

Ostuni: la città bianca

<Ostuni: the white city – click to read the article in english>

Tra le cose che il COVID-19 ci ha portato momentaneamente via ci sono anche i viaggi.
In questi ultimi mesi tutti abbiamo dovuto mettere da parte zaini e valigie, rinunciando ai viaggi che avevamo pianificato e, con tutto quello che è successo, finora non mi ero sentita a mio agio con l’idea di bloggare post di viaggio. Adesso, con l’estate alle porte, la mia voglia di viaggiare, di andare in vacanza, di passare finalmente qualche momento spensierato sta aumentando a dismisura e prego con tutte le mie forze che nel giro di un mesetto ci siano tutte le condizioni che ci permetteranno di raggiungere la meta delle nostre vacanze.
Per me, non ho dubbi, questa meta sarebbe la mia amata Puglia. Ed è proprio in Puglia che ti voglio riportare per la seconda tappa del nostro viaggio virtuale in Valle d’Itria; più precisamente, oggi andiamo a Ostuni, conosciuta come “la città bianca”.


Non appena si arriva a Ostuni si capisce perché viene chiamata “la città bianca”; un bianco pieno, brillante e fresco, che fa risaltare ogni altro colore in modo speciale, pervade il paesaggio grazie all’intrico delle tipiche case dipinte con latte di calce, assolutamente da ammirare almeno una volta nella vita. Passeggiare per il dedalo di vicoli bianchi, quasi abbaglianti nel sole estivo, dà una sensazione di pace indescrivibile, tanto che a Ostuni è bellissimo girovagare anche senza meta.

Volendo però ammirare le bellezze che Ostuni ha da offrire, ci sono alcuni punti nevralgici della città alta (ovvero il centro storico, chiamato “la Terra” dagli autoctoni) che non puoi mancare di visitare:

  1. parcheggiando la macchina nei pressi del Parco Rimembranze e risalendo lungo Corso Cavour, si giunge in Piazza Libertà, una piazza fuori scala per le dimensioni della città, dominata dall’Obelisco di Sant’Oronzo, patrono di Ostuni. Realizzata in pietra gentile e decorata con bassorilievi e statue, questa colonna alta quasi 21 metri rappresenta il simbolo della città;
  2. proseguendo nell’esplorazione delle viuzze di Ostuni è d’obbligo attraversare l’Arco Scoppa, una galleria in stile barocco che collega Palazzo Vescovile e Palazzo del Seminario, per arrivare a visitare la bellissima Concattedrale di Santa Maria Assunta. Anch’essa costruita in pietra gentile, ma in uno stile a metà fra il romanico e il gotico, la Concattedrale è ricchissima di fregi e particolari da osservare ed è altrettanto bella al suo interno per cui, se hai la fortuna di trovarla aperta (purtroppo non lo è sempre), ti consiglio di dedicare un po’ di tempo a scoprire i tesori che custodisce;
  3. infine, non si può ignorare il punto panoramico che, dalla sommità del colle su cui si erge Ostuni, fa sconfinare la vista sulla sottostante piana degli ulivi fino al mar Adriatico e che ci porta a tu per tu con uno dei particolari più fotografati di Puglia, ovvero la porta del Salento (conosciuta anche come porta del paradiso). Circondata da verdi fichi d’india, questa porta dipinta di tonalità di verde e blu si staglia sullo sfondo bianco candido del muro che la circonda.

E adesso che hai visto le principali attrazioni di Ostuni puoi riprendere il tuo lento camminare fra i vicoli per annusare il profumo dei fiori che adornano case e strade, ammirare i negozi di ceramiche pugliesi e, perché no, individuare il posto perfetto per gustare un piatto di orecchiette con cime di rapa.

Nelle puntate precedenti:
Alberobello: tutto il fascino dell’orientalismo pugliese
Next stop: Martina Franca


Among the things that COVID-19 has temporarily taken away from us is travelling.
In the past few months we all had to put backpacks and suitcases aside, giving up the trips we had planned. Also, with all that has happened, so far I had not felt comfortable with the idea of blogging about travelling but now that summer is just around the corner my desire to travel, to go on vacation, to finally spend a few carefree moments is dramatically increasing and I’m praying that we will be able to travel this summer.
I have no doubts that my destination would be my beloved Apulia. And it is precisely there that I’m going to bring you: today we are virtually visiting Ostuni, also known as “the white city”.

As soon as you arrive in Ostuni you understand why it is called “the white city”; a full, bright and fresh white, which makes every other color really pop up, this white permeates the landscape thanks to the typical houses painted with layers and layers of lime, absolutely to be admired at least once in a lifetime. Walking through the maze of white alleys, almost dazzling in the summer sun, infuses you with a great sense of peace, so much so that in Ostuni it’s wonderful to wander even without a destination.

However, if you want to admire the beauties that Ostuni has to offer, there are places of the upper city (ie the historic center, called “the Earth” by the natives) that you cannot miss:

  1. Parking the car near Parco Rimembranze and going up along Corso Cavour, you reach Piazza Libertà, a very big square (kinda out of scale for the size of the city), dominated by the obelisk of Sant’Oronzo, the patron saint of Ostuni. Made of gentle stone and decorated with low reliefs and statues, this column is almost 21 meters high and it’s the symbol of the city;
  2. Continuing your stroll along Ostuni’s alleys it is a must to pass through Arco Scoppa, a baroque gallery that connects Palazzo Vescovile and Palazzo del Seminario. And there, in front of it, we find the beautiful Co-cathedral of Santa Maria Assunta. Also built in gentle stone, the Co-cathedral is rich in friezes and details and is equally beautiful inside, so if you are lucky enough to find it open (unfortunately it is not always), I advise you to take some time to discover its treasures;
  3. Furthermore, one cannot ignore the panoramic point which, from the top of the hill on which Ostuni stands, allows one’s view to trespass the underlying plane of olive trees up to the Adriatic Sea. While standing there you also get to see one of the most photographed details of all Apulia, the door of Salento (also known as the door of paradise). Surrounded by green prickly pears, this door painted in shades of green and blue stands out against the pure white background of the wall that surrounds it.

And now that you have seen the main attractions of Ostuni you can go back to just wandering through the alleys and inhale the scent of the flowers that adorn houses and streets, admire the Apulian ceramic shops and, why not, find the perfect restaurnt to taste a typical dish of orecchiette.

Previously:
Alberobello: the charms of apulian orientalism
Next stop: Martina Franca

Alberobello: tutto il fascino dell’orientalismo pugliese

<Alberobello: the charms of the Apulian orientalism – click to read the article in english>

Ecco, ci siamo: è di nuovo quel periodo dell’anno in cui basta una giornata più calda delle altre a risvegliare la mia voglia di viaggiare. Nel tentativo di negare l’evidenza del fatto che è ancora solo gennaio, voglio parlarti delle meraviglie che, durante i miei ultimi viaggi nel Sud Italia, ho scoperto in Valle d’Itria, Puglia.

Situata fra le province di Bari, Brindisi e Taranto, la Valle d’Itria è un territorio ricchissimo di meraviglie naturali e architettoniche che, intrecciandosi, danno vita a un paesaggio davvero unico, caratterizzato dalla terra rossa che profuma di origano selvatico, dai bianchi muretti a secco, dalle distese infinite di ulivi e fichi e dai pinnacoli dei trulli che spuntano qua e là. E, a proposito di trulli, propongo di fare la prima tappa del tour ad Alberobello.

Gli oltre 1400 trulli di Alberobello sono patrimonio dell’UNESCO dal 1996 e sono indubbiamente l’attrazione principale del paese. Già particolarmente affascinanti per la loro architettura, con la pianta rettangolare o quadrata e i tetti a cupola realizzati interamente in pietra calcarea incastonata a secco, i trulli sono avvolti da un’atmosfera di mistero perché, ancora oggi, nessuno sa dire esattamente quali siano le loro origini: probabilmente già presenti in epoca preistorica, vengono oggi definiti come “espressione dell’orientalismo pugliese”, definizione che accende subito la mia immaginazione.
A completare il quadro, aggiungiamo a mistero e immaginazione anche un pizzico di misticismo ed ecco che i quartieri Aja Piccola e Rione Monti sembrano uscire direttamente da una fiaba. Su molte delle cupole dei trulli che si concentrano nella zona monumentale, infatti, è facile scorgere simboli esoterici dal significato mitologico o religioso, tracciati in cenere bianca, e tutti i trulli recano in cima un pinnacolo decorativo le cui diverse forme avevano lo scopo di scacciare gli spiriti maligni o la sfortuna.

Una giornata è sufficiente per godere a pieno della bellezza di Alberobello; avrai infatti tutto il tempo di andare liberamente a zonzo tra i curatissimi vicoletti fioriti, di visitare il Trullo Sovrano (unico esempio di trullo a due piani), il Trullo Siamese e il Museo del Territorio ospitato in un complesso di 15 trulli comunicanti fra loro. Potrai ammirare i tipici negozietti di ceramiche pugliesi, gustare qualche ottimo prodotto locale e, perché no?, sfidare i tuoi compagni di viaggio a una caccia fotografica ai simboli esoterici.
Dando per scontato che Alberobello sia un borgo da visitare almeno una volta nella vita, il mio consiglio è uno solo, ma fondamentale: indossa scarpe comode. Le strade della zona monumentale di Alberobello sono tutte in discesa/salita e la pavimentazione è piuttosto scivolosa per cui, per una giornata, lascia nella scarpiera tacchi, zeppe e infradito.

Per ora è tutto. Next stop: Ostuni, la città bianca.

Here we are again: it’s that time of year when a sunny day is enough to awake my wanderlust. In an attempt to deny the evidence of the fact that it’s still only January, I want to share with you the wonders I discovered during my last trip to Southern Italy in Valle d’Itria, Apulia. Located between the provinces of Bari, Brindisi and Taranto, Valle d’Itria is a territory rich in natural and architectural wonders that, by intertwining, give life to a truly unique landscape. The most famous location in Valle d’Itria is Alberobello, so I propose to make our first stop here.

The over 1400 trulli have been UNESCO heritage since 1996 and are undoubtedly the main attraction of Alberobello. Particularly fascinating for their architecture, with the rectangular or square plan and the domed roofs entirely made of dry-set limestone, the trulli are also wrapped in mystery because no one really knows what their origins are, though they probably date back to prehistoric times. Today they are often defined as an “expression of Apulian orientalism”, a definition that immediately ignites my imagination.
To complete the picture and make the fairytale come to life, let’s add to mystery and imagination a hint of mysticism: many of the trulli in the monumental area of Aja Piccola and Rione Monti bear on their domes esoteric symbols with a mythological or religious meaning. Also, every trullo has a decorative pinnacle on top, whose shape is supposed to drive away evil spirits or bad luck.

You can fully enjoy the beauties of Alberobello in just one day; you will have plenty of time to stroll freely among the well-kept flowery alleys, to visit the famous Trullo Sovrano (the only example of a two-story trullo), the Trullo Siamese and the territory museum housed in a unique complex of 15 communicating trulli. You will be able to admire the typical Apulian ceramic shops, taste some excellent local products and, why not?, challenge your travel buddies to a photographic treasure hunt for esoteric symbols.
Given that Alberobello is definitley worth visiting at least once in a lifetime, my advice is one and only one: wear comfortable shoes. The streets of the monumental area are all downhill/uphill and the paving is rather slippery so it’s better to leave heels, wedges and flip flops in the shoe rack for one day.

That’s all for now. Next stop: Ostuni, the white city. Stay tuned!