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Le letture dell’ultimo trimestre 2020 – parte I

Con l’avvento della seconda ondata di contagi da Covid-19 e l’infame ritorno di restrizioni, coprifuoco e tutto ciò che ha regolato le nostre vite negli ultimi mesi, e complice anche l’arrivo del freddo e l’accorciarsi delle giornate, ecco che per passare il tempo negli interminabili pomeriggi casalinghi mi sono rivolta ai miei amati libri ancora di più. Tra titoli usciti al gruppo di lettura (che ora facciamo su Google Meet, che non è la stessa cosa, ma non potrei essere più contenta di questa soluzione tecnologica!) e scelte personali, ecco la prima parte di resoconto sulle letture che mi hanno accompagnata nei mesi di ottobre, novembre e dicembre 2020:

La città dei ladri (David Benioff) – Da uno dei due sceneggiatori di Game of Thrones (brillanti, almeno fino alla stagione 7 :/) una storia che parla di difficoltà, sofferenza, crescita e amicizia. Ambientato nella gelida Russia durante la seconda guerra mondiale questo romanzo potrebbe essere classificato come “di formazione”, ma non manca di essere interessante anche per un lettore più maturo.

Il mondo alla fine del mondo (Luis Sepúlveda) – Sarò veramente brutale: questo libro non sarebbe mai stato pubblicato se non fosse stato di uno scrittore così famoso e acclamato come Sepúlveda. La tematica ambientalista è interessante, ma non è sufficientemente esplorata. I riferimenti geografici sono impossibili da seguire e sarebbe bastato aggiungere una cartina della Patagonia all’inizio o in fondo al libro per rendere più godibile la lettura. Insomma, per me è stato proprio un NO.

Rapporto di minoranza e altri racconti (Philip K. Dick) – Geniali! Questa è la parola perfetta per descrivere i racconti sci-fi di Philip K. Dick, certamente uno degli scrittori di fantascienza che ha plasmato il nostro modo di intendere questo genere letterario e cinematografico. Non a caso da ciascuno dei racconti, scritti tra gli anni ’50 e ’60, è stato tratto almeno un lungometraggio e, sebbene si sappia già in che modo vanno a finire, questi racconti non mancano di tenere alta l’attenzione del lettore fino all’ultima riga.

Quel che si vede da qui (Mariana Leky) – Un romanzo onirico, dolce e poetico, che non assomiglia veramente a nessun’altro libro io abbia mai letto. Toccante, ma anche divertente, “Quel che si vede da qui” è un libro che affronta molti temi ma che, a ben vedere, è pervaso da un sentimento di amore potente, mai scontato né sdolcinato.

Cronache marziane (Ray Bradbury) – Ancora fantascienza nel mio autunno 2020. Anzi, Fantascienza, con la F maiuscola, che questo libro di Ray Bradbury merita assolutamente. Profondo, in grado di far riflettere il lettore sull’universalità della tematica, che trascende il contesto fantascientifico scelto dall’autore, ha però una nota dolente, dolentissima: la traduzione. Inutilmente aulica, a tratti convoluta e veramente difficile da seguire; è ancora quella degli anni ’50 e forse ci sarebbe bisogno di una rinfrescatina.

E tu, cosa hai letto in questi lunghi mesi gialli-arancioni-rossi?

(Perd)Incipit! #5

Era una gioia appiccare il fuoco.
Era una gioia speciale vedere le cose divorate, vederle annerite, diverse. Con la punta di rame del tubo fra le mani, con quel grosso pitone che sputava il suo cherosene venefico sul mondo, il sangue gli martellava contro le tempie, e le sue mani diventavano le mani di non si sa quale direttore d’orchestra che suonasse tutte le sinfonie fiammeggianti, incendiarie, per far cadere tutti i cenci e le rovine carbonizzate della storia.

L’incipit di “Fahrenheit 451, romanzo scritto nel 1953 da Ray Bradbury, è un altro esempio di attacco in medias res. Il lettore viene subito catapultato in una realtà alternativa in cui il protagonista, Guy Montag, è un pompiere che invece di domare gli incendi ha il compito di appiccarli. Bersagli di questi roghi programmati sono le case di coloro che, sovversivamente, conservano in casa libri e altri oggetti di carta stampata, poichè all’ottundimento dei megaschermi e degli slogan preferiscono ancora pensare con la propria testa.

La realtà distopica immaginata da Bradbury più di mezzo secolo fa non è poi così lontana da ciò che viviamo oggi; basti pensare al fatto che siamo costantemente circondati da smartphone e tablet, alla televisione che ancora ci propina pupe, secchioni, isole dei famosi e spazzatura sul genere e un numero di lettori che in Italia non supera il 42% della popolazione (per non parlare del fatto che la percentuale di analfabetismo funzionale si attesta intorno al 30% degli italiani, che è poi anche la stessa percentuale di consenso della Lega…).
Questo, oltre al fatto che “Fahrenheit 451” è scritto molto bene, rende il romanzo una lettura assieme godibile e che fa riflettere. Se poi, come la sottoscritta, hai una passione per la narrazione distopica, questo libro devi leggerlo assolutamente!

Hai già letto Fahrenheit 451? Cosa ne pensi?
Ti piace il genere distopico?
Per me è stato amore a prima lettura grazie a “1984” di Orwell…