Tag: romanzo autobiografico

I 5 migliori libri letti nel 2021 (finora)

Complice ancora una volta la stramaledettissima pandemia in questi primi mesi del 2021 di tempo per leggere ce n’è stato in abbondanza. Non che di questo ci si possa in realtà lamentare…
Tra gruppo di lettura, qualche capatina veloce in biblioteca e lo scaffale della libreria di casa contenente i libri che ci siamo regalati per Natale, ecco i 5 titoli che ho più amato leggere nel primo trimestre 2021:

Furore (John Steinbeck) – Ovvero, per riassumere in una frase, non è un paese per poveri.
“Furore” è uno di quei libri che ti entrano dentro, scavando (a picconate!) un solco destinato a restare impresso nella mente. Con occhio clinico Steinbeck alterna brevi capitoli di storia generale americana all’odissea della famiglia Joad, seguendo la quale il lettore si rende conto di quanto, da sempre, sia effimero il “sogno americano” e di quanto costi veramente la lotta alle ingiustizie sociali.

Il giorno della civetta (Leonardo Sciascia) – Come ogni libro che sono stata costretta a leggere negli anni del liceo, anche questo romanzo era, nei miei ricordi, un qualcosa di intollerabile. Non potrei essere più felice di averlo riletto (grazie gruppo di lettura, grazie!!) perché “Il giorno della civetta” è qualcosa di immenso sin dalle primissime pagine. Sono convinta che un programma scolastico che perdesse meno tempo sul Medioevo ed aiutasse invece gli studenti, già dalle scuole medie, a comprendere meglio la Storia moderna e contemporanea potrebbe fare in modo che questo romanzo venga apprezzato già in giovane età.

Il rogo di Berlino (Helga Schneider) – Attraverso il racconto autobiografico dell’autrice, che all’epoca dei fatti aveva circa 8 anni, il lettore assiste alla progressiva caduta di Berlino durante le ultime fasi della Seconda Guerra Mondiale, dove tutto è soltanto bombe, fuoco, fumo e macerie. Una caduta che fino all’ultimo è stata negata dai vertici del partito nazista, sempre in cerca di nuovi escamotage propagandistici, come le visite al bunker del Führer da parte di gruppi di bambini berlinesi di cui, suo malgrado, ha fatto parte anche la stessa Helga Schneider.

Il libro delle illusioni (Paul Auster) – L’arte può salvarti la vita, ma può anche distruggertela. Questo romanzo si interroga sulle questioni esistenziali che da sempre girano intorno all’esperienza artistica: perché fare arte? Chi è il vero destinatario dell’arte? L’arte rende veramente immortali o è tutto soltanto una illusione?
Anche in questo libro lo stile di Paul Auster emerge in modo molto chiaro fin da subito e lungo tutto il romanzo sono riscontrabili alcuni elementi tipici della sua narrativa. Inconfondibile.

Un matrimonio americano (Tayari Jones) – Al di là delle specifiche vicende in cui sono coinvolti i protagonisti di questo romanzo, “Un matrimonio americano” mette a fuoco una delle grandi tematiche della Storia americana contemporanea: l’ineguaglianza, data dal pregiudizio, della Legge davanti alla questione razziale. Non solo, Tayari Jones, senza prendere le parti di nessuno dei suoi personaggi (di ciascuno viene presentato il punto di vista in prima persona) riesce a svelare quanta cattiveria latente possa esistere anche nel legame più appassionato e profondo. Come si suol dire, a volte facciamo male alle persone che più amiamo…

E tu, cosa hai letto in questi primi mesi del 2021? C’è un libro che ti ha colpito particolarmente e che vorresti consigliare?

Le letture dell’ultimo trimestre 2020 – parte II

Come promesso ecco la seconda parte del “recappone” sulle letture che mi hanno accompagnata nei mesi di ottobre, novembre e dicembre 2020:

L’uomo che metteva in ordine il mondo (Fredrik Backman) – Dopo una lettura così impegnativa come “Cronache Marziane” mi ci voleva qualcosa di più “leggero” e il romanzo di Backman è perfettamente servito allo scopo anche se, a ben vedere, questo libro non è affatto “leggero”, non nell’accezione che solitamente diamo a questo concetto. Backman mette sotto la lente di ingrandimento la vita del suo protagonista, un uomo di 59 anni di nome Ove, una vita fatta di amore e dolore, di gioie e difficoltà, come è in effetti una vita normale. A rendere la lettura particolarmente piacevole è lo stile di scrittura, scorrevole e ironico, e benché il personaggio di Ove sia un po’ stereotipato non si può fare a meno di volergli bene.

Lamento di Portnoy (Philip Roth) – Immenso. Non ci sono altre parole per definire Philip Roth dopo aver letto questo romanzo che altro non è se non un monologo di 230 pagine. E quando un monologo riesce a rapirti così, tenendoti incollato alle sue pagine a ogni ora del giorno e della notte, non ci sono aggettivi sufficientemente adeguati per descrivere il genio di chi lo ha scritto.
“Lamento di Portnoy” si inserisce nel filone “Zuckerman” dell’opera di Roth, ovvero di critica alla sua stessa religione, l’ebraismo, e questo romanzo, sotto all’irriverenza pompata alla massima potenza che Roth ci regala, offre tantissimi spunti di riflessione per un lettore attento.

Il talento di Mr. Ripley (Patricia Highsmith) – Non chiedetemi come sia possibile, ma giuro che non ho mai visto il film tratto da questo libro, il che lo ha reso una scelta possibile tra gli scaffali della biblioteca. Con un inizio un po’ lento, ma uno svolgimento via via sempre più sincopato, questo thriller pian piano avviluppa il lettore tra le sue pagine, facendolo entrare sempre più nella psicologia del “talentuoso” Mr. Ripley. Una nota da tenere a mente: il romanzo è ambientato negli anni ’50 quando luminol, test del DNA e altre tecniche da CSI ancora erano di là da venire.

Wild (Cheryl Strayed) – Come afferma il sottotitolo, “Wild” è davvero una storia selvaggia di avventura e rinascita, oltretutto autobiografica. Una storia che ti fa venire voglia di allacciarti gli scarponi e metterti in cammino, di guardarti dentro e (ri)trovare il senso della vita, di partire all’avventura e fare il pieno di nuove esperienze. In periodo di lockdown, una boccata di ossigeno direttamente dai panorami selvaggi e sterminati dell’America non civilizzata.

E poi è arrivato Natale. Non solo: sia io che il mio compagno facciamo il compleanno tra il 25 dicembre e il 6 gennaio, per cui per noi le vacanze natalizie significano libri, libri e ancora libri in regalo. Nessuna eccezione, nemmeno in questo anno di vacanze solitarie, e così abbiamo riempito un altro scaffale della nostra libreria con nuovi romanzi di cui leggerai nei prossimi mesi 😉

E tu, hai ricevuto o regalato dei libri per Natale?

(Perd)Incipit! #9

Scorrendo le pagine del quadernino sul quale, di mese in mese, io e gli altri membri del mio gruppo di lettura itinerante annotiamo titoli, voti e citazioni dei libri che discutiamo, ho ritrovato uno degli incipit più spassosi che mi sia mai capitato di leggere:

Questa è la storia dei cinque anni che ho trascorso con la mia famiglia nell’isola greca di Corfù. In origine doveva essere un resoconto blandamente nostalgico della storia naturale dell’isola, ma ho commesso il grave errore di infilare la mia famiglia nel primo capitolo del libro. Non appena si sono trovati sulla pagina, non ne hanno più voluto sapere di levarsi di torno […]

E con queste affermazioni iniziali, Gerald Durrell stabilisce subito il tono della narrazione del suo “La mia famiglia e altri animali, romanzo in parte autobiografico che racconta della sua esperienza giovanile sull’isola di Corfù; esperienza che ha plasmato il suo futuro di zoologo e naturalista.
Grazie all’incantevole contesto offerto dai paesaggi dell’isola greca, meravigliosamente tratteggiati dall’autore, allo spirito di avventura e scoperta che permea le pagine e ai comportamenti piuttosto eccentrici di tutti i componenti della famiglia Durrell, riportati con la giusta dose di ironia, il romanzo risulta godibilissimo e punteggiato da episodi tanto divertenti da restare impressi nella mente anche a distanza di anni dalla lettura.

“La mia famiglia e altri animali” è un libro spumeggiante e originale, perfetto per gli amanti della natura.