Tag: surrealismo

Il settimo giorno

Nel mio peregrinare periodico e costante tra gli scaffali delle biblioteche trovo spesso libri dei quali non avevo mai sentito parlare e che, per un motivo o per l’altro, finiscono per ispirarmi. A quel punto il mio braccio si allunga da solo e pochi minuti dopo mi porto a casa una nuova storia tutta da scoprire, anche perché non leggo mai nè la quarta di copertina nè la prima di sovracoperta.

È esattamente quello che è accaduto con “Il settimo giorno” dello scrittore cinese Yu Hua che racconta i primi sette giorni nel regno dei morti di Yang Fei, voce narrante del romanzo.

Non occorre scorrere poi molte pagine prima di capire come il romanzo sia una metafora della vita nell’odierna Cina, nè tantomeno come mai i libri di Yu Hua vengano censurati in patria. Tra picchi di poesia surreale che richiamano i tratti principali del realismo magico e realtà crudeli, Yu Hua dipinge infatti un ritratto della Cina decisamente non positivo, come di una madre malevola e indifferente. Ma a colpire è soprattutto l’atteggiamento critico nei confronti del capitalismo sfrenato che dilaga e che non guarda in faccia nessuno.
Alternando la storia di Yang Fei a coloro che il protagonista incontra nell’aldilà, l’autore riesce a parlare e a denunciare dal suo punto di vista l’inferno che è vivere nella Cina moderna. Un Paese che insabbia e censura, che distrugge e demolisce, che corrompe e consuma fino allo sfinimento, che tratta neonati morti come rifiuti da smaltire e dove milioni di persone, povere e sfruttate, abitano negli oltre 10.000 bunker sotterranei, costruiti dal governo negli anni ’60 per proteggersi da attacchi nucleari, perché non possono permettersi di vivere altrove.

Nonostante tutto questo, “Il settimo giorno” è un libro che parla d’amore in modo semplice eppure intenso, ed è forse questo il suo maggior pregio, ciò per cui mi sento di consigliartelo assolutamente.

Le intermittenze della morte

Le intermittenze della morte è il primo libro di Josè Saramago che ho letto; è stato un colpo di fulmine, perciò sicuramente non sarà l’ultimo. intermittenze-morte-coverSe già conosci Saramago, credo che ti riconoscerai in quanto sto per dire, mentre se non lo conosci, tieni in considerazione questa avvertenza: la scrittura di Saramago non è facile. Anzi, all’inizio è proprio dura da digerire. Le prime 30 pagine di questo romanzo sono state tutte in salita, ma sono estremamente contenta di avere insistito perché, una volta che ti sei abituato alla pressoché totale assenza di punteggiatura – eccezion fatta per le virgole – e alle complesse frasi lunghe mezza pagina, ti si apre un mondo ricco di fantasia, conoscenza, ironia e satira. Sì, magari capita di dover tornare indietro e rileggere certe frasi, ma ne vale assolutamente la pena.

Entrando nel merito di questo libro, l’impressione che ho avuto è che in realtà sono due libri in uno. A essere particolarmente intrigante è il postulato iniziale. Una domanda che apre uno scenario surreale, un mondo di possibilità: “cosa succederebbe se?”. Nella fattispecie, “cosa succederebbe se, un giorno, la morte non esistesse più?”. Già solo per aver avuto una idea simile, io a Saramago faccio un inchino. Quando poi, nel corso della prima parte del libro, snocciola una puntuale analisi socio-antropologica, illuminando tutte le problematiche di questo nuovo mondo, mi prostro completamente. La seconda parte del libro è invece focalizzata su un caso particolare ed è molto più poetica e romantica, nel senso culturale del termine. Non aggiungo altro per evitare di passare dall’invito alla lettura agli spoiler.

Una volta chiuso il libro (e avendo sbirciato altre sinossi) ho capito perché Saramago abbia vinto il premio Nobel. È per questo che, pur essendo un autore particolare, mi sento di consigliarti di inserire almeno uno dei suoi romanzi nella tua lista dei libri “DA LEGGERE”.